Carmela Cofano

“L’Ulivo” – Luglio 1991

 

L’arte della ceramica è da millenni depositaria di messaggi, di significati e di sicure interpretazioni di fenomeni sociali e umani.

 

Attraverso la ceramica si snoda un interminabile profilo storico dell’uomo con particolari che non sempre sono stati interpretati da scrittori famosi del passato, attratti, per lo più, da vicende e fatti appartenenti alle classi sociali superiori.

 

La ceramica riesce a sviluppare un interessante filone storico in grado di dare contributi notevoli alla determinazione, per esempio, del razzismo nell’antica Grecia e nell’antica Roma, del rapporto tra romani e alieni, del concetto primario di etiope in rapporto ai “bruni” mediterranei ed ai “candidi” nordici.

 

La ceramica si riscopre depositaria di verità nascoste che ripongono l’uomo al centro dell’interesse.

 

Saturo, ma non solo, ha riscoperto insediamenti neolitici grazie al ritrovamento di esempi di terracotta scura e nerastra determinata dalla necessità di conservare le derrate alimentari quando l’agricoltura cominciò a divenire ricerca alternativa alla caccia.

 

E’ arte antica quella della ceramica, dove le abilità diversificate creano forme e stili proiettati nel futuro, a seconda delle capacità del maestro.

 

La tirata, il modellato e la decorazione definiscono e impongono un binario lungo il quale corrono la vecchia e la moderna espressione.

 

Moderna, ma con sapore di antico, è l’espressione di Carmela Cofano: Sia che ella crei i piatti decorati, i bassorilievi, le sculture o che ella si appassioni a modellare immagini sacre, la nostra artista trasmette il suo segreto intimo finalizzati alla ricerca dei valori del bello, del creativo, ma anche della pace, della tranquillità e dell’amore, senza i quali l’uomo, la vita, il tempo non potrebbero avere un senso.

E’ facile interpretare l’opera della Cofano, perché il suo messaggio è schietto e genuino e sempre retto da un entusiasmo guidato dal continuo bisogno di riferirsi a qualcosa e a qualcuno di molto grande, consapevole della in terminabilità del sentiero del progresso e della crescita spirituale.

 

La Cofano preferisce il rosa, perché è il colore dell’arte, della poesia, della donna, di tutto quanto appare ed è roseo; predilige il pagliaccio perché è l’espressione del voler essere uomo, ma anche della eterna ingenuità e della lealtà sulle quali avversano l’arroganza, la cupidigia e la prepotenza dei così detti forti; ama il crocefisso perché è il riferimento supremo che guida la sua ispirazione e la sua ricerca artistica che passa, e non poteva essere diversamente, attraverso la quiete della campagna dominata e sorvegliata dall’eterno ulivo. L’”Ulivo” (titolo della personale) maestoso e divino, pur dominando il paesaggio naturale, è sempre proteso a favorire la nuova vita e speranza rinnovata.

 

Dopo il rosa, emerge il verde che si staglia nel celeste per raggiungere l’azzurro. I colori della Cofano sono i colori che appartengono al mondo antico dcell’uomo; fondamentali per il richiamo alla casa, alla terra, al cielo, ma non manca il colore scuro che richiama alle problematiche moderne, in particolare quelle dei giovani, che sembrano state interamente interiorizzate dall’argilla e tradotte in termini di speranza per un futuro più a dimensione umana.

 

Le sculture della nostra artista non ti seguono con lo sguardo, ma con la loro espressione: profondo significante dei corpi. Sembrano parlarti, sembrano accompagnarti, sembrano incuterti fiducia e sicurezza, in quanto, a mio parere, esse possiedono il soffio vivificatore della ispirazione dell’artista che è profondamente cristiano.

 

D’ovunque si parta per interpretare il pensiero artistico della Cofano, finisci col ritrovarti su un sentiero che va ad innestarsi sulla via maestra che conduce alla ricerca del vero e dell’autentico. Se il percorso sia lungo o meno dipende soltanto da noi. In questo senso Carmela Cofano è una artista che merita il nostro rispetto e ammirazione.